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Tutto sul dosatore di polifosfati

dosatore di polifosfati

Se devi installare una nuova caldaia o devi rifare il tuo impianto idrico a causa del calcare, ti avranno probabilmente suggerito di installare un dosatore di polifosfati nelle tue apparecchiature elettriche che fanno uso di acqua. In realtà, esistono molti tipi di addolcitori e, tra tutti, il più economico è proprio quello che ti hanno consigliato, ma è bene conoscere quali sono i pro e contro di questo addolcitore sull’acqua della tua casa e sull’ambiente. Soprattutto è giusto capire se, pagando meno inizialmente, i costi di gestione futuri saranno gli stessi e se veramente funziona come dicono.

Esistono numerosi studi sull’impatto che i fosfati di sodio e potassio hanno sulla natura, si tratta di capire come leggere queste analisi e quali sarebbero le alternative valide. Anche il prezzo potrebbe nascondere futuri esborsi sui ricambi rispetto ad altri sistemi che non richiedono manutenzione, ma hanno un costo iniziale quasi proibitivo. Altra questione riguarda la potabilità dell’acqua modificata con sostanze chimiche e i dettami della normativa italiana e comunitaria in materia di trattamento dell’acqua per il consumo umano.

In questo articolo cercheremo di fare un po’ di chiarezza su questi temi molto delicati al fine di procedere alla scelta in modo consapevole e responsabile. Inoltre cercheremo di guidarti alla corretta installazione del dosatore di polifosfati nel tuo impianto, nella tua caldaia o nella lavatrice, cercando di indicarti i migliori prodotti per ogni circostanza. Per una guida completa su tutte le altre soluzioni contro il calcare, ti invitiamo a leggere l’articolo “Addolcitore di acqua domestico, come funziona e quale scegliere“.

Come funziona un dosatore di polifosfati

I carbonati di calcio e magnesio sono i peggiori nemici dell’impianto idrico di una casa e di tutte le apparecchiature elettroniche che riscaldano l’acqua, come lavatrici, lavastoviglie, scaldabagni e caldaie. Ogni scambiatore termico viene ricoperto di calcare e la sua presenza è chiaramente visibile facendo bollire un po’ di acqua in una pentola.

La funzione principale dei fosfati di sodio e potassio è quella di unirsi agli ioni di calcio presenti nell’acqua ed evitare che si formino questi carbonati. Il risultato di questa variazione chimica è un composto chimico molto simile al calcare ma che non riesce ad aderire alle superfici e fluisce via con l’acqua direttamente nello scarico.

I polifosfati, inoltre, creano uno strato protettivo nelle tubature, proteggendole dalle incrostazioni e rimuovendo gradualmente il calcare già depositato. Il loro funzionamento sfrutta la stessa logica dell’addolcitore a sale, ma è sicuramente una soluzione più economica ed efficiente.

Esistono dosatori che al loro interno contengono dei polifosfati liquidi, in polvere, grani e cristalli, ma il funzionamento è il medesimo. L’acqua viene addizionata di fosfati di sodio e di potassio e riduce la sua aggressività contro le serpentine e le tubature. I migliori dosatori possono anche regolare la quantità di sostanza che viene rilasciata, riducendo così l’impatto sull’ambiente.

Gli effetti positivi dell’uso di un dosatore di polifosfati sono molteplici:

  • Tubature pulite. Eliminando il calcare, il flusso di acqua sarà più abbondante e non rischierai di ostruire l’impianto idrico.
  • Elettrodomestici più longevi. Le serpentine di tutti gli elettrodomestici saranno sempre pulite e non dovrai mai sostituirle o usare additivi.
  • Risparmio energetico. Una caldaia senza calcare favorisce lo scambio di calore senza sprechi di energia.
  • Sanitari senza incrostazioni. I rubinetti e i sanitari rimarranno sempre puliti e privi di incrostazioni.
  • Minore uso di detersivi. La presenza di carbonati riduce il potere detergente dei saponi. Con un dosatore di polifosfati si riduce la quantità di detersivo per raggiungere gli stessi risultati.
  • Abiti più morbidi. Non avrai bisogno di usare degli ammorbidenti per rendere più soffice il bucato.

Ma esistono anche dei lati oscuri che devi conoscere prima di installare un dosatore di polifosfati, di cui parleremo in questo articolo, il primo tra questi è la temperatura.

I polifosfati sono sensibili alle alte temperature e non possono essere usati con un’acqua che superi i 70°C. A questa temperatura, infatti, si trasformano in qualcosa di simile al calcare che devono contrastare.

Per ovviare a questo problema la temperatura della caldaia non deve superare mai questa soglia e consigliamo di attestarla a 50°C per l’acqua destinata ai sanitari e a 70°C per quella che scalda i termosifoni. Si tratta di un grande limite che pochi venditori menzionano o che viene riportato solo nelle istruzioni d’uso, dopo che avrai acquistato il prodotto.

Dove va installato il dosatore di polifosfati

Il dosatore di polifosfati si può installare sull’intero impianto idrico o nei singoli elettrodomestici che si vuole proteggere. Posizionando il dosatore di polifosfati nella mandata dell’acqua fredda che porta alla caldaia o alla lavatrice, potrai localizzare l’addolcimento della tua acqua solo in certe parti dell’impianto, ma dovrai spendere più denaro per installazioni multiple.

Il consumo di polifosfati non cambia se scegli una o l’altra tipologia di installazione, poiché dipende dalla quantità di acqua da addolcire e dalla sua durezza iniziale.

Quello che può diventare fastidioso è il monitoraggio del livello dei polifosfati in ogni singolo dosatore al fine di procedere alla ricarica. Verificare e manutenere un singolo dosatore è già una noia, figuriamoci se dovrai farlo con 3-4 dispositivi ogni 2-3 mesi.

Tutto lascerebbe pensare che la migliore soluzione sia quella di installare un dosatore di polifosfati centralizzato che serva l’intera rete idrica di casa. Questa soluzione ti consentirà di monitorare saltuariamente un solo dispositivo, ricaricandolo ogni tanto, ma comprometterai la potabilità dell’intera rete idrica.

Ecco il secondo lato oscuro dei dosatori di polifosfati.

I 3 migliori dosatori di polifosfati

Se decidi di installare un dosatore di polifosfati devi assicurarti di scegliere quello che offre le migliori caratteristiche e che ti renda più semplice le attività di ricarica e manutenzione. Per non sprecare tempo e denaro, ti suggeriamo di scegliere quelli che abbiano i seguenti requisiti:

  • Rubinetto. La valvola di arresto del flusso è indispensabile per la ricarica, quindi evita di acquistarne uno che ne è privo, poiché dovrai spendere altro denaro per aggiungerla.
  • Corpo. A parità di prezzo trovi dei dosatori con il corpo metallico che è più resistente ai picchi di pressione e nelle fasi di montaggio. L’ampolla deve essere sempre trasparente per monitorare il livello dei sali.
  • Manutenzione. Le operazioni di manutenzione devono essere semplici e immediate ed essere eseguite anche senza utensili.
  • Dosaggio. I dosatori migliori sono quelli che riescono a dosare in maniera corretta la quantità di polifosfati necessaria.
  • Installazione. Dato che dovrai installarlo su una tubatura che può essere orizzontale o verticale, accertati che il dosatore di polifosfati sia correttamente orientato o applicabile in entrambe le posizioni.

Le nostre preferenze sono andate su quelli che possiedono queste caratteristiche, o almeno le più rilevanti, e rappresentano i 3 migliori prodotti sul mercato ad un prezzo molto contenuto.

Tutti questi dosatori di polifosfati sono degli anticalcare-anticorrosione per caldaie, boiler, lavatrici e lavastoviglie. Il funzionamento è basato sul dosaggio automatico e proporzionale del prodotto, ad azione chelante e sequestrante, in grado di:

  • impedire il depositarsi del carbonato di calcio (no incrostazioni);
  • formare un film di protezione all’interno delle tubazioni (no corrosioni).
  • realizzare il bypass di esclusione dell’impianto.

Per un corretto funzionamento, il dosatore deve avere in entrata e in uscita del raccordo Venturi un tratto di tubazione omogenea di almeno 15 cm, pertanto le valvole di intercettazione devono essere montate rispettando questa distanza. Il raccordo Venturi deve essere montato controllando che il verso della freccia coincida con il flusso dell’acqua.

Se la pressione dell’acqua è superiore a 10 bar, a monte del dosatore va installato un riduttore di pressione. Verificare che, durante l’installazione, le tubazioni siano prive di trucioli di lavorazione o altri corpi estranei.

L’acqua trattata con polifosfati si può bere?

Quale che sia il parere del tuo idraulico la normativa sul trattamento chimico dell’acqua potabile è molto chiara e stringente. La presenza di polifosfati che superi il valore di 5 ppm (parti per milione) rende l’acqua non potabile e potenzialmente pericolosa per la salute.

Inoltre, il Decreto del Ministero della Sanità nr. 443 del 21 dicembre 1990 impone ai produttori di inserire la seguente dicitura per indicare che il dispositivo conserva la potabilità dell’acqua: “apparecchiature ad uso domestico per il trattamento di acque
potabili“. In assenza di questa etichetta nessun dispositivo può essere considerato idoneo al trattamento dell’acqua potabile perché non rispetta l’art. 4 comma 2 del citato decreto:

Per i dosatori di reagenti chimici devono essere osservate le ulteriori seguenti condizioni:
  1. il dosaggio dei reagenti chimici deve risultare proporzionale alla portata da trattare in qualsiasi condizione di esercizio;
  2. i reagenti devono rispondere alle prescrizioni di purezza previste per l’utilizzazione in campo alimentare o nel trattamento delle acque potabili;
  3. le confezioni di prodotti impiegati devono riportare in etichetta la composizione quali-quantitativa, nonché il campo di impiego del prodotto;
  4. le concentrazioni nell’acqua in uscita dall’impianto dei vari cationi ed anioni aggiunti non devono superare i valori-limite previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 236/1988.

 

Dato che questi dosatori funzionano in modo meccanico e non è possibile regolarne il rilascio in modo preciso, non potrai mai sapere quanti fosfati sono stati disciolti nella tua acqua. Pertanto, sarebbe più prudente non usare questo sistema per addolcire tutta l’acqua di casa.

Aggiungiamo che, oltre ad essere imprudente, è anche totalmente inutile! L’acqua ricca di carbonati di calcio (a qualsiasi concentrazione) non rilascia sedimenti fino ai 44°C. A questa temperatura avviene un rilascio di anidride carbonica (CO2) e una precipitazione nelle condotte idriche.

Ecco quindi una regola aurea: addolcire soltanto l’acqua destinata ad essere riscaldata e non usarla mai per scopi alimentari.

Se installi un addolcitore ai polifosfati nella caldaia o nello scaldabagno potrai continuare a bere quella che proviene dalla condotta fredda (che non ha subito alcuna alterazione chimica). Anche la preparazione di una tisana o il riempimento di una pentola per cuocere la pasta deve essere sempre fatta attingendo alla tubatura fredda.

Il dosatore polifosfati caldaia è obbligatorio?

Altro tema scottante è la vera o presunta obbligatorietà di un dispositivo di addolcimento per l’acqua nella nostra caldaia o per uso sanitario. Molti commercianti e installatori citano il famoso Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 26 giugno 2015 estrapolando delle informazioni per imporre a tutti l’uso di un addolcitore nel proprio impianto, sostenendo che è obbligatorio per legge.

Quello che non ti dicono è che questo obbligo riguarda solo gli impianti di una certa potenza e a determinate condizioni. Consultando i testi normativi citati dal decreto, ossia:

si evince che ad essere interessati sono solo alcuni impianti e solo a determinate condizioni.

Art. 4 comma 1, lettere a) e b) del decreto legislativo 19 Agosto 2005 n. 192

In assenza di produzione di acqua calda sanitaria e in presenza di acqua di alimentazione dell’impianto con durezza temporanea maggiore o uguale a 25 gradi francesi, l’impianto deve essere attrezzato con:

  • Un trattamento chimico di condizionamento per impianti di potenza nominale del focolare complessiva minore o uguale a 100 kW;
  • Un trattamento di addolcimento per impianti di potenza nominale del focolare complessiva compresa tra 100 e 350 kW.

Nel caso di produzione di acqua calda sanitaria le disposizioni di cui al punto precedente valgono in presenza di acqua di alimentazione dell’impianto con durezza temporanea maggiore di 15 gradi francesi. Per quanto riguarda i predetti trattamenti si fa riferimento alla norma tecnica UNI 8065.

 

Quindi l’obbligo di trattamento chimico di condizionamento o di addolcimento riguarda solo ed esclusivamente:

  • gli edifici di nuova costruzione che installano un impianto termico;
  • gli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni importanti o a riqualificazioni energetiche, come: nuova installazione, ristrutturazione di un impianto termico asservito all’edificio o di altri interventi parziali, ivi compresa la sostituzione del generatore.

Un installatore non può imporre alcunché durante la normale manutenzione di un vecchio impianto, poiché l’adeguamento riguarda i seguenti impianti a determinate condizioni di durezza dell’acqua:

  • Caldaie per la produzione di acqua sanitaria con potenza nominale fino a 100 kW e in presenza di acqua di alimentazione la cui durezza è pari o superiore a 15°f (gradi francesi). Per questi impianti è obbligatorio il trattamento chimico di condizionamento.
  • Caldaie per la produzione di acqua sanitaria con potenza nominale tra 100 e 350 kW e in presenza di acqua di alimentazione la cui durezza è pari o superiore a 15°f (gradi francesi). Per questi impianti è obbligatorio un trattamento di addolcimento.
  • Caldaie per il riscaldamento con una potenza nominale fino a 100 kW e in presenza di acqua di alimentazione la cui durezza e pari o superiore a 25°f (gradi francesi). Per questi impianti è obbligatorio il trattamento chimico di condizionamento.
  • Caldaie per il riscaldamento con una potenza nominale tra 100 e 350 kW e in presenza di acqua di alimentazione la cui durezza è pari o superiore a 25°f (gradi francesi). Per questi impianti è obbligatorio un trattamento di addolcimento.

In definitiva, se a casa usi una caldaia o uno scaldabagno per il riscaldamento e per la produzione di acqua calda, non sei obbligato a installare dei dispositivi aggiuntivi, ma in presenza di acqua con durezza pari o superiore a 15°f ti consigliamo di usare un dosatore di polifosfati.

La presenza di un dosatore di polifosfati o di un addolcitore con polimeri a scambio ionico migliora il rendimento di tutti gli elettrodomestici a scambio di calore e previene guasti o l’invalidazione delle garanzie (molto frequenti).

Anche il defangatore magnetico è un accessorio che non dovrebbe mai mancare in una caldaia per prevenire danneggiamenti alla pompa e allo scambiatore termico. Installando il defangatore nella condotta di ritorno dell’acqua dei termosifoni si riesce a pulire l’impianto di riscaldamento, risparmiando molta energia.

I polifosfati sono nocivi?

Se la concentrazione di polifosfati, come di molte altre sostanze, supera certi limiti imposti dalla legge, la loro presenza diventa un serio problema per la salute. Questo, ovviamente, riguarda l’acqua da bere e non per lavarsi.

L’uso di un dosatore di polifosfati come additivo nell’acqua calda ad uso sanitario non compromette in alcun modo la tua salute ed è del tutto inerte. I dosatori rilasciano quantità di fosfati di sodio e potassio in misura tanto ridotta che è quantificabile solo analizzando l’acqua in laboratorio.

I polifosfati nella caldaia fanno male?

Al contrario, la loro presenza è consigliabile se la durezza dell’acqua è superiore o uguale a 15°f e per misurarla puoi usare un kit di analisi o un misuratore digitale. Se il valore di durezza è eccessivo (oltre i 50°f) dovrai, invece, optare per un addolcitore d’acqua di buona qualità poiché i dosatori hanno un effetto molto limitato di addolcimento e aggiungerebbero troppo sodio e potassio.

La presenza di polifosfati risulta molto dannosa se la temperatura dell’acqua supera i 70°C, poiché favorirebbe la precipitazione di calcare. Questo limite, già accennato, impone la regolazione della caldaia su valori più bassi sia per l’acqua calda sanitaria che per quella del riscaldamento.

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