7 modi per eliminare le cimici asiatiche nell’orto

Dal 2012 spadroneggia nei nostri campi una nuova minaccia, la cui diffusione sembra non arrestarsi mai. Lentamente si è introdotta nelle colture del modenese, e in poco tempo ha invaso l’intero paese senza arretrare nella sua battaglia contro i nostri raccolti. Per fortuna stanno emergendo delle nuove tecniche per eliminare le cimici asiatiche nell’orto che danno ottimi risultati. Si registrano, in alcune zone agricole, le prime contrazioni nel numero di queste cimici, che fanno sperare in una rapida eliminazione di tutti gli esemplari. Come è stato per la cimice verde e per quella arancione, anche la cimice asiatica si può debellare ed eliminare dai nostri orti.

La cimice marmorata, detta anche cimice asiatica (nome scientifico: Halyomorpha halys) rappresenta oggi una delle maggiori piaghe per l’agricoltura italiana. I danni a questo comparto sono incalcolabili e la diffusione non sembra terminare, anzi, stiamo assistendo a un continuo peggioramento.

Per fortuna esistono dei rimedi che consentono di contrastare gli effetti della cimice marmorata in attesa che la scienza riesca a debellare questo eterottero e, sebbene alcuni di questi richiedano investimenti onerosi, la loro efficacia è garantita da alcune ricerche condotte dalla UNIMORE (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia).

Cimice asiatica, come riconoscerla

Abbiamo ampiamente trattato il tema della cimice asiatica in precedenza, e approfondiremo ora il tema dei rimedi per eliminare le cimici asiatiche dall’orto e dai campi esaminando i costi, l’efficacia e le controindicazioni.

Innanzitutto, prima di procedere all’adozione di qualunque pratica per eliminare le cimici asiatiche, devi accertarti se è proprio lui il responsabile dei disastri provocati nel terreno. Gli indizi sono inequivocabili: presenza fisica di uova o insetti scuri come questo raffigurato in basso.

cimice asiatica
Fonte: Alpsdake

Altri indizi della presenza della Halyomorpha halys sono la necrosi, la pigmentazione e la malformazione dei frutti.

Come eliminare le cimici asiatiche

Una volta individuata la causa delle malformazioni e del rinsecchimento dei frutti nelle tue coltivazioni, puoi procedere alla valutazione di tutti e metodi per contrastare l’infestazione. La cautela è d’obbligo quando parliamo di eliminare le cimici asiatiche perché oggi non abbiamo ancora trovato un metodo valido per sconfiggerle in maniera definitiva e sarebbe più corretto parlare di contrasto, contenimento ed esclusione dai nostri campi.

I rimedi attuali consentono di ridurre drasticamente il numero degli esemplari nella tua zona o di evitare che arrivino a contatto con i frutti. I rimedi fino ad oggi trovati non sono riusciti a debellare completamente questa minaccia dall’Italia, anche se oggi ci sono grandi novità nel settore biologico che fanno sperare in una rapida soluzione.

1) Insetticidi

L’uso degli insetticidi sembra essere una buona pratica per il contrasto della cimice marmorata così come avvenuto per altri insetti in passato ma, purtroppo, non è la verità. Inoltre, in alcune colture biologiche tali sostanze non possono essere usate, mentre in quelle non biologiche è previsto un limite alla composizione e quantità dei prodotti irrorati.

Dal 2012 ad oggi si è registrato un aumento dei prodotti a scopo insetticida usati nelle coltivazioni ma, di fatto, il numero di questi invasori e le zone colpite non hanno smesso di crescere.

Ricerche condotte in Emilia Romagna dalla UNIMORE (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) hanno appurato che sia i trattamenti estintivi (successivi all’infestazione) che quelli preventivi (precedenti all’infestazione) hanno sistematicamente fallito e inoltre hanno aggravato il grado di inquinamento dei terreni trattati con questi insetticidi (piretroidi, neonicotinoidi e fosforganici).

Solo i piretroidi hanno avuto un buon effetto nello sterminare le cimici ma, per la loro particolare mobilità, i campi venivano nuovamente invasi dagli stessi, che nel frattempo si erano allontanati attendendo che svanisse l’efficacia del veleno.

In ambito BIO la situazione è anche peggiore, infatti tutti i prodotti insetticidi utilizzabili in ambito biologico non hanno dato buoni risultati e il loro utilizzo è classificato come inutile.

2) Trappole ed esche con feromone di aggregazione

Altro sistema discusso è l’uso dei feromoni di aggregazione per sconfiggere la diffusione delle cimici cinesi dai campi coltivati.

Il rimedio deriva dalla caratteristica di questi insetti di emettere delle sostanze chimiche per vari scopi: richiamo sessuale, segnalazione di pericolo, indicazione dei percorsi da seguire, segnale di aggregazione. Si è, quindi, proceduto all’uso di questo feromone per attirare gli eterotteri all’interno di trappole o per indurli ad avvicinarsi a degli insetticidi.

Uno studio interessante è quello condotto dalla UNIMORE, dall’Università di Padova e dal Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena. In questo studio del 2017 intitolato “Trappole ed esche per la cattura di H. Halys e valutazione del loro impatto sul pereto” si mettono a confronto diversi prodotti per il contrasto alle cimici marmorate. La trappola Trécé ha fornito i migliori risultati tra quelle analizzate, grazie soprattutto all’efficacia del feromone aggregativo. Anche la Sticky Trap ha fornito risultati interessanti e ha l’indubbio vantaggio di essere molto economica.

3) Trappole multi-modali

Le trappole multi-modali per cimici asiatiche sono una recente innovazione nel campo dell’agrotecnica in quanto sfruttano la combinazione di diverse tecniche per attirare e intrappolare questi insetti ed eliminarli con una micro-scarica elettrica.

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Questa soluzione usa le luci led, le vibrazioni e alcuni semiochimici in sinergia fra loro. L’efficacia è confermata, ma ha l’unico inconveniente di attrarre solo i maschi della specie e le femmine che sono potenzialmente più pericolose, a causa dell’elevata capacità riproduttiva.

4) Reti anti-insetto monoblocco e monofila

Questo è il rimedio che ha prodotto i migliori risultati, ma che, purtroppo, ha costi elevati di acquisto, installazione e manutenzione. Chi ha già investito in una soluzione di rete antigrandine ha un indubbio vantaggio rispetto agli altri perché deve soltanto aggiungere una rete perimetrale e l’ingresso per uomini e mezzi.

Una stima dei costi di questa soluzione ci è fornito, ancora una volta, dallo studio di Lara Maistrello ed è ben rappresentata dalla figura in basso.

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FONTE: Lara Maistrello UNIMORE

Le reti monofila con elastici per escludere le cimici dalle coltivazioni sono il rimedio migliore, ma anche il più costoso. Sfruttando la segmentazione dei settori, la retificazione monofila evita l’infestazione di tutto il campo colpito limitandolo, eventualmente, alla sola fila colpita. L’investimento in questa pratica ha comunque un ritorno immediato, come mostrato nella seguente tabella.

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FONTE: S. Caruso

Da questi dati si evince che le reti monofila hanno una percentuale di efficacia del 99% rispetto allo scoperto garantendo quindi una protezione del raccolto quasi completa se l’installazione avviene precocemente (nel mese di aprile).

5) Trattamenti perimetrali IPM-CPR

La soluzione IPM-CPR (Integrated Pest Management – Crop Perimeter Restructuring) è stata trattata egregiamente da S. Caruso del Consorzio Fitosanitario di Modena in questa interessante pubblicazione e nel Notiziario Fitopatologico del 2017.

Inizialmente introdotta negli Stati Uniti, è stata successivamente sperimentata su alcune coltivazioni di pero del Modenese portando a una riduzione della quantità di insetticidi fino al 50%.

La tattica IPM-CPR consiste nell’intercettare ed eliminare la cimici asiatiche nelle siepi perimetrali del frutteto trattate periodicamente con insetticidi. Durante la primavera questi insetti tentano di raggiungere il frutteto per alimentarsi e deporre le uova, ma vengono “filtrate” dalla siepe provocandone la drastica riduzione.

Anche questa strategia ha dei limiti dovuti all’abilità di questi eterotteri di volare a quote di 20 metri e dalle caratteristiche morfologiche del campo. Se non si dispone di una coltivazione di almeno 3 ettari e di un bordo perimetrale sufficiente non è possibile avere buoni risultati.

6) Antagonisti esotici

I principali antagonisti esotici della Halyomorpha halys sono il Trissolcus halyomorphae e il Trissolcus mitsukurii. Entrambi sono classificati come parassitoidi poiché depongono le loro uova all’interno di quelle della cimice asiatica. La legge italiana vieta l’introduzione di questa vespa nel territorio, ma ciononostante sono stati rinvenuti degli esemplari di questa specie in Piemonte, probabilmente introdotti illegalmente da qualche agricoltore nella speranza di salvare il proprio raccolto.

Nonostante le continue richieste di introdurre questa particolare specie di vespa, denominata “samurai”, il Governo si è mostrato molto cauto fino ad ora nell’emanazione dei decreti per ufficializzare l’operazione. Da più parti, infatti, arrivano sollecitazioni affinché si ponga maggiore prudenza per evitare che la risoluzione del problema diventi anche la causa di una nuova infestazione ancore più grave.

Questa specie di Trissolcus, chiamata anche “japonicus” è un parassitoide pure di altre varietà di cimici comprese alcune autoctone, come l’Heteroptera Reduvidae e l’Heteroptera Nabidae, che sono dei killer naturali dell’asiatica.

7) Antagonisti autoctoni

Come accennato, l’Heteroptera Reduvidae e l’Heteroptera Nabidae sono delle cimici nostrane classificate come predatori di altri insetti della loro specie o di specie diverse come gli acari. L’unico limite di queste cimici assassine è quello di colpire la cimice marmorata solo nella fase giovanile (neanide).

Altro antagonista delle cimici cinesi è l’Anastatus bifasciatus che è un parassitoide, come i due Trissolcus asiatici, ma è autoctono.

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